ISOLA DEL GIGLIO
Concordia, ecco come sarà smontata
L'operazione di rimozione del relitto costerà oltre 300 milioni di dollari. Quattro fasi per lo smontaggio
Fare in fretta e bene. E' questo l'imperativo per la società Costa, il Ministero dell'Ambiente, l'Arpat, la Protezione civile e la Regione Toscana, per la rimozione della nave da crociera incagliata sugli scogli delle Scole all'Isola del Giglio. L'operazione di rimozione del relitto costerà oltre 300 milioni di dollari. Lo ha riferito alla stampa Gianni Onorato, direttore generale di Costa Crociere, che ha presentato insieme al commissario delegato per l'emergenza per il naufragio della Concordia, Franco Gabrielli, il progetto che permetterà di allontanare il relitto dall'arcipelago toscano. Il progetto è stato affidato al consorzio italo-americano Titan Salvage-Micoperi.
LO SMONTAGGIO - Le fasi operative, è stato annunciato, saranno quattro e partiranno già la settimana prossima con i carotaggi per la posa in mare dei pali, in tutto 60, che serviranno come una sorta di intelaiatura per le operazioni ingegneristiche. La prima fase prevede la stabilizzazione della nave attraverso la costruzione di una piattaforma subacquea. Lungo il lato emerso della nave saranno, quindi, applicati alcuni cassoni capaci di contenere acqua. Quindi due enormi gru, fissate alla piattaforma, raddrizzeranno la nave con l'aiuto del riempimentio dei cassoni d'acqua. Una volta raddrizzata alla nave saranno, quindi, applicati altri cassoni anche dall'altro lato della fiancata. Infine, è stato spiegato dagli esperti, i cassoni di entrambi i lati saranno svuotati dall'acqua, non prima però di averla opportunamente trattata e depurata a tutela dell'ambiente marino e, successivamente, riempiti di aria. Una volta riportato nelle condizioni di poter galleggiare, il relitto sarà trainato in un porto italiano.
LA PROTEZIONE CIVILE - «Che la Concordia possa rompersi, deformarsi o scivolare sul fondo è la scoperta dell'acqua calda - ha detto il capo della Protezione Civile non a caso - e nel novero delle possibilità nessuno può escludere che la Concordia possa scarrocciare sul fondo. Ma allo stato il pericolo non è imminente. Quel che è certo è che la nave non può stare così per lungo tempo e in ogni caso rappresenta un rischio per l'ambiente. Più passa il tempo e più aumentano i rischi».
I TEMPI - La rimozione del relitto si concluderà entro febbraio del 2013. E' quanto promette il General manager della società Micoperi, Silvio Bartolotti, incaricata insieme alla statunitense Titan Salvage nell'operazione di rimozione della Costa Concordia. Il progetto partirà già la prossima settimana e durerà 12 mesi. «Tutti gli esperti ci dicono che finire in meno di un anno e' impossibile - ha detto Silvio Bartolotti - ma siamo convinti che riusciremo a completare l'opera entro febbraio. Un risultato certo ed una scommessa con il tempo».
IL CONTROLLO DELL'ARPAT - In vista dell'avvio delle operazioni per la rimozione del relitto, Arpat ha fornito «un contribuito istruttorio con specifico riferimento agli aspetti di propria competenza, indicando tutte le prescrizioni ritenute necessarie a ridurre al minimo gli effetti ambientali dell'intervento, che si aggiungono alle numerose misure di protezione previste nel progetto». Le indicazioni e le raccomandazioni fornite, recepite nel documento finale della conferenza convocata dal commissario delegato Franco Gabrielli, «sono chiaramente orientate a garantire la salvaguardia di tutte le matrici ambientali».
IL MINISTRO CLINI - «Il progetto attraverso il quale l'Isola del Giglio sarà liberata dalla Concordia - dice il ministro dell'Ambiente Clini - configura una operazione mai tentata prima d'ora e che risponde alle esigenze condivise di spostamento in tempi brevi della nave dal litorale dell'isola, ma tutto avverrà con il pieno rispetto delle indicazioni a tutela dell'ambiente espresse dal Ministero. Il piano di rimozione è stato sottoposto a una serrata istruttoria della Commissione VIA che ha formulato una articolata serie di raccomandazioni che sono state pienamente recepite e incardinate nel verbale della conferenza decisoria che ha approvato il progetto. Resta inteso - conclude Clini - che, una volta messa in galleggiamento, la nave dovrà essere trainata, nelle massime condizioni di sicurezza, nel più vicino porto attrezzato, per ridurre al minimo i tempi e il tragitto del trasferimento con i connessi ulteriori rischi per il nostro mare».
18 maggio 2012
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